Algoritmi del posto di lavoro sotto controllo

17. 12. 2025 - Il Parlamento europeo vuole regole chiare sull'uso degli algoritmi e dell'intelligenza artificiale sul posto di lavoro. Gli eurodeputati mettono in guardia dal permettere alle macchine di prendere decisioni sul lavoro, sulla retribuzione o sul licenziamento senza una supervisione umana e chiedono alla Commissione una nuova legislazione.
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Il Parlamento ha convenuto mercoledì che il crescente uso della gestione algoritmica del lavoro - ad esempio, nell'assunzione, nella valutazione delle prestazioni o nell'assegnazione dei compiti - comporta non solo vantaggi in termini di efficienza, ma anche seri rischi per i diritti dei lavoratori. Il Parlamento chiede quindi che ogni decisione importante riguardante il rapporto di lavoro sia sempre soggetta al giudizio umano.

Secondo gli eurodeputati, l'assunzione, la cessazione del rapporto di lavoro, le variazioni di stipendio e le azioni disciplinari non devono basarsi esclusivamente su un algoritmo automatico. Inoltre, i dipendenti dovrebbero avere il diritto di chiedere una spiegazione su come l'algoritmo ha preso la sua decisione e, in caso di dubbio, di far rivedere tale decisione da un essere umano.

La trasparenza è un aspetto importante della proposta. I datori di lavoro dovrebbero informare chiaramente i lavoratori se e come vengono utilizzati gli algoritmi, quali dati vengono raccolti dai sistemi e come viene garantita la supervisione umana. Il Parlamento ritiene che l'uso di questi sistemi non debba mettere in pericolo la salute, la sicurezza o il benessere mentale dei dipendenti.

I deputati pongono particolare enfasi sulla protezione dei dati personali. Essi propongono di vietare il trattamento dei dati sullo stato emotivo o psicologico dei dipendenti, sulle loro comunicazioni private, sugli spostamenti al di fuori dell'orario di lavoro o sulle attività sindacali. L'obiettivo è prevenire una sorveglianza irragionevole e l'interferenza con la privacy delle persone sul posto di lavoro.

Il testo approvato non è una legge, ma una sfida alla Commissione europea. Questa ha ora tre mesi di tempo per annunciare se preparerà una proposta legislativa concreta o spiegare perché non lo farà. Il Parlamento sta inviando un chiaro segnale: la digitalizzazione del lavoro deve andare di pari passo con la tutela della dignità umana e dei diritti dei lavoratori.

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